Nel tuo Viaggio Interiore segui i Miti antichi: contengono tutte le indicazioni

da | Spiritualità

Il mito rappresenta la psiche e il suo Viaggio Interiore: ogni storia contiene tutte le indicazioni per guidarci verso il nostro vero Sé. Ecco perché chi intraprende un Cammino spirituale e cerca “indicazioni stradali”, può trovare quasi tutte le risposte nel racconto di un mito antico. 

Dioniso, Proserpina, Hermes, o ancora Loki, Yggdrasill, oppure Osiride o Viracocha. Soprattutto Jung, Hillman – la scuola della psicanalisi, per intenderci – si rifanno costantemente al mito. I più noti e citati nella nostra tradizione sono ad esempio il Mito di Er o quello della caverna, scritti da Platone. Non è sempre immediato comprendere perché si raccontino queste storie.

Ogni dubbio viene sciolto da questo intervento di Giovanni Reale al Festival della Filosofia , che magicamente mette insieme tutti i pezzi del puzzle.
Sì perché anche leggendo la definizione di mito sulla Treccani o su Wikipedia, le parole restano inintelligibile teoria: “Un mito è una narrazione investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente in un ovvio contesto socioculturale o in un popolo specifico”. Si può avere una traduzione? Ma anche a capirne il senso: a cosa serve il mito nella quotidianità?

Ecco cosa è il mito in parole concrete (e comprensibili): è un racconto che non è mai accaduto ma che accade sempre. Cioè è una storia che spiega l’essere umano laddove i concetti e la matematica non bastano più.

Quindi, quando descriviamo l’essere umano, lo possiamo fare usando il logos, le parole, la scienza. MA c’è un intero universo in noi, legato sogni, desideri, emozioni, che i concetti non riescono più a descrivere.
E allora iniziano le metafore, le immagini, i racconti, tutto ciò che fa parte del mito. Dunque è possibile dare una descrizione dell’uomo sia con l’emisfero sinistro, quello della logica, dell’analisi, delle parole, che con quello destro, deputato alla sintesi, all’arte, alla creatività.

L’essere umano è fatto di materia esplorabile, di carne, e può essere studiato dalla medicina, dalla fisica, dalla biologia.
Ma l’essere umano ha in sé anche molto altro, ineffabile e volatile. Esplorato dalla filosofia e dalla psicologia in primis.

L’uso del mito, un esempio concreto

Facciamo un esempio concreto: la speranza. Come raccontarla? Come descrivere quell’anelito interiore a cercare sempre in fondo in fondo un lieto fine? Come giustificare la fiducia intrinseca in una salvezza dai mali del mondo? Con Pandora che apre il vaso. E in fondo a tutto trova la speranza, appunto. Come spiegare le fatiche e le prove che incontriamo quando intraprendiamo il cosiddetto Viaggio dell’Eroe? Con la storia di Eracle (Ercole) e le fatiche che affronta per raggiungere la saggezza dell’Anima e la realizzazione spirituale. Sono racconti fantastici che si riflettono nelle vite di noi tutti, sono principi psichici attivi dentro noi tutti.

Osservando nella quotidianità come ogni accadimento possa rifarsi ad un mito che sta ancora accadendo, ci si lascia guidare dal copione già scritto vivendo gli archetipi narrati, tuffandosi così nell’inconscio permettendo l’emersione di magici tesori. È un po’ come avere un libretto di istruzioni: come mi comporto in siffatta situazione perché essa si risolva per il meglio portando gli insegnamenti e il successo dovuti?

Illustrazione del mito della caverna di Platone.

Eros & Psiche insegna a buttarsi nella vita

Il mio mito preferito è sicuramente Eros & Psiche, lo cito sempre.

In particolare, ho verificato più e più volte nella mia vita la concretezza della parte iniziale del racconto: il mito si è manifestato nella mia quotidianità in tutta la sua veridicità, nel momento in cui mi sono affidata ad esso.

Psiche è figlia di re. Bellissima, troppo bella per qualsiasi uomo, sicché resta a lungo sola, patendo la sua condizione. Suo padre, disperando ormai di poterla guarire dalla malinconia, interroga l’oracolo di un tempio, che dà una risposta truce: «Psiche deve morire. La seguirete in coreteo nuziale fino alla cima della rupe più alta e lì la lascerete. Lei dovrà allora gettarsi nel vuoto e in fondo al baratro incontrerà il suo sposo, un serpente potentissimo e crudele”. Gli antichi sapevano bene che gli oracoli sanno vedere lontano, che vanno sguiti perché indicano la giusta direzione.
Viene quindi accompagnata sulla rupe in abito da sposa e tutti attorno a lei piangono disperati.
Quando tutti si allontanano, rimasta sola, con un profondo sospiro, Psiche si lascia cadere nel vuoto.
Ma mentre precipita, viene salvata da Zefiro, una brezza gentile che la avvolge e la accompagna in fondo al burrone, lasciandola in un giardino di fronte ad un bellissimo e sontuoso palazzo. Entrandovi, scopre che tutti i suoi desideri vengono realizzati non appena li esprime.

Da qui, il mito continua, narrando il viaggio di anima (Psiche) nel trovare se stessa e la sua controparte.

Lei sa che per ottenere ciò che desidera deve lanciarsi nel vuoto, giù da un burrone. Non ha nemmeno timore, si fida dell’oracolo, si fida del fatto Cammino che le è stato indicato. Con fiducia si lancia, e la sua fiducia viene ripagata dal più dolce dei venti.

È così che accade: spesso sappiamo qual è la strada giusta per noi, ma abbiamo timore di intraprenderla. Timore dell’ignoto, timore della perdita. E forse anche paura di cadere, che Zefiro non arrivi. Ma non sarà mai così. Se a indicarci la direzione è l’anima, è la vita – non l’ego, non l’avidità o la tracotanza, per capirci – Zefiro arriverà sempre a salvarci e portarci a palazzo.

Il mito nel mio racconto personale 

Nella mia vita mi sono trovata in questa condizione, mi sono trovata a vivere questo mito: non sopportavo il lavoro che facevo, benché fosse semplice e molto ben pagato. Dentro di me sapevo che era un’esperienza da concludere, anche se non avevo altre alternative lavorative, anche se davvero era un salto nel vuoto. L’insofferenza mi stava consumando, sebbene la mente e la paura mi trattenessero dov’ero. Ma la voce del cuore mi dava sicurezza: così mi sono lanciata dalla rupe. E Zefiro è arrivato, portandomi in un’altra vita lavorativa, molto, molto più soddisfacente e appagante.

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RIVISTA APERIODICA
DI VIAGGI INTERIORI

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