Nel cercare di ottenere un equilibrio tra elementi e forze opposte, ci si avvicina alla fusione con il Sacro.
Il concetto di Sacro è intrinsecamente legato al concetto di equilibrio, di sintesi tra gli opposti.
Pochi filosofi hanno descritto con tanta perizia il sacro quanto Umberto Galimberti, che rientra nel novero degli autori da tenere a portata di mano sulla propria libreria.
Il Sacro – dice Galimberti – è l’indifferenziato, ed è per questo che fa paura e viene recluso in luoghi di culto.
Cosa intende con indifferenziato? Vuol dire che il sacro è il buono e il cattivo insieme, è sia bianco che nero, caldo e freddo, è passato, presente e futuro vissuti nello stesso istante, in un eterno esistere: il Sacro è Uno.
Chi ha avuto delle esperienze mistiche spontanee o con l’ausilio di enteogeni (sostanze psicoattive) racconta spesso di essersi sentito in unione con Tutto, e di aver visto e vissuto in ogni tempo contemporaneamente.
Effettivamente è per questo che si caratterizza l’Eterno, per essere Uno. Per essere il Tutto. In Lui vi è ogni cosa. Difficilmente le parole possono descrivere il concetto, è più materia di comprensione intuitiva e con il cuore, di esperienza durante la preghiera e la meditazione.
E poi c’è Maya, l’Illusione. La materia, il creato, contrapposta allo Spirito e al Creatore.
L’illusione è che la realtà sia fatta di opposti: giorno e notte, buono e cattivo, bianco e nero, vita e morte.
Quindi, per tornare al divino, per fondersi nell’Uno, il primo passo necessario è equilibrare gli opposti.
Chi lo dice?
Lo dice Jung, che ne fa il nucleo della sua teoria relativa alla conjunctio oppositorum (la natura psichica porta all’equilibrio, ergo ciò che si schiaccia da una parte, per esempio nel conscio, salta fuori da un’altra – nell’inconscio).
Lo ribadisce l’Alchimia, che mira all’unificazione di maschile e femminile, di Sole e di Luna.
Lo conferma la Cabala che, nel glifo dell’Albero della Vita, presenta due pilastri come porta di un tempio che deve aprirsi al centro.
Anche la meditazione e le neuroscienze raccontano quanto importante sia la collaborazione tra emisferi cerebrali e il loro funzionamento all’unisono. Quando i due emisferi sono sincronizzati, le connessioni neuronali si fortificano, se ne creano di nuove, si raggiungono stati più profondi di consapevolezza e migliora il benessere in generale.
Come il proverbio “in medio stat virtus”, oppure quando continuiamo a ripeterci che la verità sta nel mezzo eccetera eccetera eccetera.
Nel glifo cabalistico dell’Albero della Vita, si osserva come la Via percorribile sia quella lungo il pilastro centrale, che simboleggia l’equilibrio tra i due pilastri laterali, quello del rigore e quello della misericordia.
Raggiungere l’equilibrio è più impegnativo che scegliere uno dei due aspetti polari: è sempre difficile bere un solo bicchiere di vino, mangiare una sola fetta di torta, essere morigerati.
Lo conferma Sant’Agostino: “L’astinenza completa è più facile che la perfetta moderazione”.
Ed ecco il punto: non c’è bene o male, non c’è bello o brutto, non ci sono schieramenti, non ci sono opinioni. Non c’è giudizio. Ogni cosa È. E basta.
Nel momento in cui si abbandona il giudizio e si resta nell’esperienza della percezione pura dell’esistenza, senza spostarsi a destra o sinistra lungo la linea del giudizio e della categorizzazione, accadono i miracoli.
Poiché non si è più nell’illusione di dover scegliere, ma si è nell’omnicomprensività dell’esperienza, si sta entrando nell’anticamera del Sacro, dove tutto è Uno.
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